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Undici milioni di morti
 

Oltre 2.000 tra campi principali, sottocampi, dipendenze, kommandi (cioè luoghi di lavoro) esterni, centri di raccolta, centri di transito formarono la ragnatela con cui il nazismo attuò la completa eliminazione dei propri nemici.

E' difficile spiegare tanta tragica grandezza.

Come è stato possibile concepire un così esteso sistema concentrazionario ai fini dello sterminio?

Molti studi hanno proposto una o più risposte: la terribile scuola di violenza che fu la Grande guerra; il desiderio di rivincita dei tedeschi, prima sconfitti in quella guerra e poi umiliati dal Trattato di pace di Versailles; le gravissime ripercussioni sulla Germania della crisi del 1929, che diedero ai nazisti materia per attaccare i governi democratici; la debolezza di quei governi e il grande peso che ancora avevano in Germania le caste militari della vecchia Prussia e l'alta finanza a esse legata.

Tutto ciò concorse a creare il contesto in cui trovarono spazio e credibilità le tesi di Adolf Hitler, esposte nel Mein kampf (La mia battaglia), che il capo del nazismo scrisse in carcere tra il 1924 e il 1926. Tesi e metodi che in quel libro, diventato poi 'vangelo' del nazismo, sono esposti con molta chiarezza:

 

"Come in natura il più forte sopravvive mentre il più debole soccombe, così la razza ariana deve dominare la Terra, eliminando o riducendo in schiavitù le sottospecie umane: ebrei, negri, slavi e altri".

 

"Sarà necessaria una lotta dura e spietata, con l'impiego del terrore fisico e spirituale per sopprimere i nemici interni e ripulire la società. (...) Non ci sarà posto per altre concezioni, solo quella nazista avrà il diritto di esistere.

 

 "Ricostruita con le annessioni dei territori abitati dai tedeschi, la Grande Germania conquisterà e colonizzerà l'Est europeo, instaurando nel mondo il 'Nuovo Ordine' nazista".

 

In questo 'Nuovo ordine', gli ‘Herrenvolk’, cioè i ‘popoli signori’ e primo tra tutti il popolo tedesco, avrebbero avuto la supremazia sugli altri popoli e il diritto di usarli come schiavi o di sterminarli per lasciar lo 'spazio vitale' alla ‘civiltà superiore’.

I campi di sterminio  furono la traduzione pratica di questa visione del mondo: il partito nazista e lo Stato tedesco - diventato suo strumento - si diedero il compito di raggiungere gli obiettivi proclamati da Hitler.

Il risultato è noto: in dodici anni il disegno hitleriano ha provocato dodici milioni di deportati nei lager nazisti. Undici milioni, tra cui circa sei di ebrei e circa tre di russi, sono stati sterminati. Nei campi di sterminio finirono anche 40.000 italiani: se ne salvarono soltanto 4.000.

 

La deportazione italiana fu però anche più complessa.

Infatti, ai prigionieri politici, ai partigiani arrestati, ai cittadini inermi catturati durante i rastrellamenti, agli operai e alle operaie in sciopero che finirono nei campi di sterminio, vanno aggiunti gli Internati Militari Italiani (IMI, vedi sezione specifica del sito) catturati dopo l’8 settembre 1943 e i precettati al lavoro obbligatorio, portati in Germania a lavorare nelle fabbriche o nelle campagne.

Lavoro coatto

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