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Le prime formazioni

 

Quando l’8 settembre, reso noto l’armistizio, il Re e lo Stato Maggiore fuggirono e tutto sembrò crollare,
agli antifascisti già attivi e a tutti gli italiani si pose, drammaticamente, la necessità di scegliere.
Come ha scritto Claudio Pavone: “Eventi grandi, eccezionali, catastrofici, pongono i popoli e gli uomini davanti
a drastiche opzioni e fanno quasi di colpo prendere coscienza di verità che operavano senza essere ben
conosciute o la cui piena conoscenza era riservata a pochi iniziati
.”

La prima risposta, ancora confusa nelle prospettive ma chiara nella scelta, venne dai militanti politici e dai soldati,
reduci dai fronti o sbandati in Italia dopo il collasso dell’esercito.

Furono loro a costituire già nel settembre 1943 i primi gruppi, che ancora non erano formazioni organizzate.

Sulla base degli studi pubblicati è possibile ricavare un elenco, molto probabilmente incompleto, che annovera
gruppi dislocati:  

  • ai Piani Resinelli, dove tra gli altri salì il colonnello Varusio, comandante della caserma Sirtori di Lecco; 

  • sul Resegone a Campo de’ Boi, dove prese posizione una formazione cosiddetta ‘badogliana’;

  • in Erna, dove salirono i comunisti Gaetano Invernizzi, Vera Ciceri, Renato Carenini e Gianni Citterio, arrivato
    da Monza e dove, durante il rastrellamento dell'ottobre 1943, ci fu una delle prime battaglie della Resistenza
    italiana; 

  • sulle Grigne. dove un gruppo di militari sbandati costituì il primo nucleo di una formazione autonoma che andrà
    oi sotto il comando del colonnello Galdino Pini e diventerà la 89^ Brigata Garibaldi ‘Giovanni e Giuseppe Poletti’; 

  • sul San Genesio, dove salirono i militari dell’autocentro di Oggiono, guidati dal loro capitano Arnaboldi ed ai
    quali si unirono sbandati ed ex prigionieri organizzati da Renato Saverio, antifascista milanese sfollato a Lurago
    d’Erba;

  • a Giovenzana, sulle pendici del San Genesio, dove un gruppo di sbandati e di ex prigionieri di guerra venne
    accolto dal parroco don Riccardo Corti e sostenuto dalla popolazione del piccolo paese;

  • in Valsassina furono Francesco Magni e gli ufficiali alpini Piero Magni, Mario Cerati e Giovanni Battista Todeschini
    ad avviare una prima forma di organizzazione degli sbandati;

  • lo stesso avvenne a Bellano e a Dervio, dove i punti di riferimento erano il colonnello Umberto Osio e la famiglia
    di Antonio Cameroni, vecchio antifascista i cui figli Ugo e Renato saranno partigiani combattenti; 

  • a Ponte Lambro, tra Erba e Lecco, dove un gruppo autonomo si raccolse attorno a don Giovanni Strada, parroco
    del paese, a Franco Fucci, ufficiale del 5° Alpini sfollato a Lecco, e a Giancarlo Puecher, ventenne, prima Medaglia
    d’Oro della Resistenza;  

  • sui Corni di Canzo, dove si attestò un nucleo di giovani, sostenuti  materialmente dal gruppo di Giovanni Re,
    antifascista di Seregno, che già aveva subito il confino politico e che, arrestato nel dicembre 1943, venne
    deportato a Flossemburg, dove morì; 

  • a Merate, dove i fratelli Vincinelli (Gian Carlo e Franco) e Gerosa (Arturo e Angelo) radunarono il primo gruppo
    d’azione;

  • a Rovagnate, dove il tenente Cella organizzò un gruppo di soldati sbandati, cui si unirono ex prigionieri di guerra
    fuggiti dal campo di prigionia di Grumello al Piano (Bergamo); 

  • a Olgiate-Calco, dove il tenente degli alpini Giuseppe Ripamonti, riunì una decina tra giovani ed ex soldati;

  • sui monti alle spalle di Calolziocorte, dove già il 9 settembre un gruppo di sbandati era accampato alla capanna
    Monza e stava per attivarsi la rete di collegamento coordinata dal dottor Zannini;

  • nella città di Lecco, dove gli esponenti dei partiti Socialista, Popolare, Comunista e Repubblicano costituirono
    prima un ‘Comitato di azione antifascista’ e poi, nel novembre 1943, il primo CLN ‘ufficiale’, cioè riconosciuto dal
    CLN di Milano. Al Colonnello Umberto Morandi venne affidato il comando militare, che in quella fase significava
    dare un minimo di organizzazione agli uomini che si erano rifugiati sulle montagne. 

 

Nel frattempo:

  • si costituì, prima in modo spontaneo e poi sempre più organizzato, una rete di aiuto per ebrei, ex prigionieri di
    guerra, ricercati politici che cercavano la salvezza espatriando in Svizzera (vedi sezione specifica)  

  • nelle fabbriche tornò in clandestinità, senza smobilitare, il movimento che dopo il 25 luglio aveva riattivato le
    Commissioni interne, e il radicamento antifascista nelle luoghi di lavoro diventò un obiettivo della Resistenza
    (vedi sezione specifica).

1

Testimonianza di Vera Ciceri

Collocazione: Archivio ANPI di Lecco

2

I politici e i militari

Collocazione: ANPI di Lecco

3

La battaglia di Erna

Collocazione: ANPI di Lecco, per gentile concessione di Rete Unica

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